mercoledì 5 febbraio 2020

Fantasy VS Sci-fi

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Ed eccomi qui! Come promesso, con un titolo ambiguo di proposito!
Vi faccio una premessa perché non vorrei essere fraintesa. Il tono non è assolutamente arrogante o saccente. Consideratela una chiacchierata! Per prima cosa vi contestualizzo il motivo di questa mia scelta.
Ieri mi è capitato di leggere l’articolo de “Il Bosone” in cui si vuole analizzare il motivo per il quale Legolas può camminare sul filo di neve. Tralasciando l’inutilità della cosa perché si sta parlando di una scena assente nei LIBRI (quindi già parlare di Tolkien e logica tolkeniana è inadatto), Jackson è famoso per aver inserito cose improbabili nel suo adattamento dei romanzi, si parla di film e quindi di un linguaggio di comunicazione diverso. Se avete letto i libri sapete bene che Tolkien fonde bene realismo e fantasy, come fa un Collodi con Pinocchio (sul quale ho anche fatto la tesi di laurea e proprio questo lavoro mi ha aiutata molto!).
Comunque, scorrendo i commenti ovviamente leggo le solite definizioni “ma è fantasy!” e lì ho risposto. E non ometto che anche un’altra persona è intervenuta in mia “difesa” dicendo che le cose che stavo dicendo erano ben risapute da chiunque con un minimo di competenza in sceneggiatura e narrativa.
Ma cosa c’entra lo Sci-fi?
Nel discorso ho detto che il realismo va utilizzato qualora sia richiesto. Realismo e logica non uccidono il fantasy, aiutano il narratore a non fare scemenze. Sono semplicemente una guida. Ogni mondo fantasy ha delle proprie regole e vanno rispettate.
Ivan mi ha ricordato le regole di Sanderson su cui si basano buona parte dei fantasy qualitativamente validi, non perfetti, ma almeno validi per quanto concerne l’applicazione di quelle regole. Harry Potter è un esempio palese. La Rowling spiega il funzionamento della magia, o di alcuni incantesimi, e li rispetta. Pone dei limiti al suo stesso mondo.
Se la magia potesse fare davvero di tutto, non avesse limiti, sarebbe un pastrocchio di creature che fanno ciò che vogliono e a questo punto diventerebbe superflua anche l’esistenza del fantasy stesso come narrazione.
Ma torniamo al discorso. Mi è stato risposto che se voglio applicare il realismo devo scrivere uno Sci-fi.
Hem.. come scusa? Fantasy e Sci-fi sono due generi diversi e non solo per i motivi che vediamo solo in superficie, ovvero gli elementi che più li contraddistinguono. C’è un motivo per cui i due generi sono strutturati in quel modo  e hanno quegli elementi. Non è un caso che Tolkien e George Lukas abbiano scelto il fantasy.
Sì, perché Star Wars è un fantasy! Si parla di un Soft Fantasy ma sempre fantasy è. Nel Soft fantasy non è la magia il fulcro centrale, è presente, può aiutare ma ha una funzione quasi ancellare nei riguardi della trama e della sua risoluzione. La Forza stessa è magia ma non viene utilizzata ogni santa volta per risolvere i problemi.
La presenza di astronavi, spade laser e fucili al plasma non lo inserisce nello Sci-fi per motivi che spiegherò a breve. Perché lo Sci-fi non è solo “pew pew”.
Quindi cosa è il fantasy? Cosa è lo Sci-fi?
Superficialmente possiamo riassumere:
-Fantasy: magia, creature mitologiche, alterazione delle leggi della realtà.
-Sci-fi: astronavi, viaggio intergalattico, armi futuristiche.
Ma nessuno si è mai soffermato sulla loro struttura narrativa e… ai messaggi che questi generi danno?
Ogni genere letterario è nato per un motivo, il fantasy e lo Sci-fi non fanno eccezione. Come ho detto prima, non è un caso che Tolkien e Lukas abbiano scelto il fantasy. E per comprenderli come genere, bisogna anche analizzarli e non limitarci alla superficie.
Chiunque abbia letto fantasy avrà sicuramente notato una struttura narrativa e degli elementi ricorrenti. Idem per lo Sci-fi. Ci sono dei veri e propri trope che, consapevolmente o meno, gli scrittori seguono. Ovviamente non si tratta di paletti fissi. Chiariamolo. La narrativa è flessibile come anche i generi che possono fondersi e creare ibridi o sotto-generi.
Nel fantasy: situazione iniziale, l’eroe che fa una vita tranquilla, arriva una minaccia (e su che tipo ci arriviamo a breve), l’eroe parte (da solo o con amici) per sconfiggere la minaccia. La minaccia solitamente è rappresentata da qualcuno che è stato corrotto da qualcosa, si tratta per la maggiore di magia oscura o un potere che finisce nelle mani sbagliate. Questo schema potete applicarlo sia a Star Wars che al Signore degli Anelli. Paplatine e Sauron sono corrotti da un potere che non possono controllare. E questo porta ad altre implicazioni.
Paradossalmente Star Trek non è adatto a quello schema. Il motivo: per quanto la trama richieda un nemico comune o un motivo per iniziare un’avventura, il nemico non è propriamente una cosa sovrannaturale. Il nemico in Star Trek è una Sonda! Un oggetto creato dall’uomo che vuole riunirsi al proprio creatore, che non è una divinità ma lo stesso essere umano, anche se umanità sarebbe il termine più corretto.
Insomma, pare che la differenza sia non solo nell’ambientazione, nelle armi o nell’epoca ma anche alla tipologia di nemico, che a volte è del tutto assente. Ma c’è dell’altro e riguarda proprio le implicazioni di cui sopra.
Vi siete mai chiesti perché il fantasy rispecchia quello schema? Perché c’è sempre un tizio malvagio con poteri superiori o corrotti? Sia Tolkien che Lukas ci aiutano tantissimo, ci forniscono le risposte.
Lo schema è ripetuto dai più passivamente, perché “il fantasy funziona così”. In realtà c’è una motivazione di fondo: la critica, l’ideologia e il messaggio che si vogliono far passare. Il fantasy, come lo Sci-fi, è nato per un motivo, staccandosi man mano dalla mitologia antica e, forse, dalla favola. Gli elementi fantastici sono l’eredità della tradizione, l’influenza fiabesca e favolistica sono l’eredità per li più moralista (non in senso negativo). Alla base del fantasy c’è quasi sempre una lezione da imparare. Il Signore degli Anelli è letteralmente una parabola religiosa. Tolkien ha rielaborato in chiave cristiana l’Edda. C’è un motivo per cui i suoi personaggi sono statici (ad eccezione di Saruman che rappresenta l’essere umano corruttibile e mutevole), non si tratta di un errore ma di una scelta consapevole. I personaggi buoni del SdA rimangono buoni per tutta la narrazione, parimenti per i malvagi. Tolkien affronta la tematica dello scontro tra bene e male. Ovviamente c’è molto altro (A riguardo invito a cercare i documentari che sono stati fatti su Tolkien) ma per ora è questo quello che ci interessa. Un altro tema, in comune con Star Wars è proprio quello del potere corruttivo e le implicazioni morali che esso comporta.
Non so se ci avete mai fatto caso, quando leggete un fantasy c’è un elemento che torna sempre insieme a questa lotta eterna tra forze opposte: la critica all’agire umano. Non si critica quasi mai la politica o la società nella sua essenza(classi sociali per lo più) ma è l’uomo, il suo essere al centro dell’attenzione. Tolkien ci parla della semplicità delle cose e il male può essere sconfitto grazie ad essa. Gli Hobbit sono una razza che non può essere corrotta grazie ad uno stile di vita semplice e privo di malvagità.
Il Fantasy è un genere che, per gli elementi che ci offre (magia etc), permette di criticare e affrontare tematiche in modo velato, tematiche quali la morale, l’etica, la spiritualità, la condizione della specie umana. Lo stesso Pullman, in Queste oscure materie, critica aspramente il potere ecclesiastico. In The Witcher troviamo invece un’ampia critica a chi crede che la realtà sia bianca e nera.
Insomma, ciò che rende il fantasy tale è l’insieme di elementi che ci permette di riconoscerlo subito (draghi, magia etc) e di elementi più nascosti che vanno trovati all’interno della narrazione.
A tal proposito, parlando di Star Wars. Della stessa tipologia, se ascoltate metal, vi consiglio la band Gloryhammer! Non rimarrete delusi da eroi che combattono uno stregone malvagio che vuole bruciare tutto l’universo, da un jetpack incantato e da unicorni malvagi che sparano laser dal loro corno! Risultato immagini per gloryhammer
Lo Sci-fi funziona in modo simile ma il suo focus è su altro, oltre che essere un genere nato in tempi moderni e inizialmente focalizzato sulle paure più recondite nei riguardi della modernità e dell'ignoto.
Il nome dello stesso ci suggerisce una storia ambientata in un futuro lontano o anche in un’epoca postapocalittica. L’approccio è ben diverso da quello di un romanzo fantasy. Basta leggere anche solo il primo capitolo di uno Sci-fi. A me è successo leggendo Il cacciatore di Androidi (Blade Runner) ad esempio. Le cose sulle quali Philip si concentra sono diverse da quelle di Tolkien. Il fatto che sia un genere moderno implica che l’interesse della critica e la mentalità con cui si affronta siano diversi.
Se nel fantasy si considerano gli elementi detti sopra, nello Sci-fi è più ricorrente la critica sociale e politica. Non si tratta di manifesti politici ovviamente. Altra cosa fondamentale è che affronta anche il tema della potenzialità dell’ingegno umano (Ingegno che nel fantasy viene spesso “scaricato” sui Nani) e cosa esso può creare.
La scelta di un contesto distopico non è assolutamente casuale. Presentarci una realtà disastrata da guerre, cataclismi oppure società molto evolute tecnologicamente è un’occasione per discutere delle conseguenze dalle quali solitamente ha origine la trama.
Vi faccio un paio di esempi al volo.
1- Cataclismi e guerre portano distruzione, carestie, scarsa igiene, povertà e malattie.
2- Nel caso di società ricche, il divario tra ricchi e poveri è elevato.
3- Si può analizzare l’effetto che ha la creazione di una invenzione che, ad esempio, cura tutte le malattie. Sarà costosa e solo politici e miliardari possono accedervi. I poveri no, continueranno a morire ed ad ammalarsi.
Questi tre punti offrono spunti narrativi che nel fantasy raramente sono trattati a dovere. Se presenti, sono trattati superficialmente, per dire che ci sono, che l’autore non ne ignora l’esistenza. Ma nel fantasy, lo scopo è un altro. L’eroe deve sconfiggere il nemico, le forze del male muovendosi, appunto, in un mondo che ci viene introdotto dalle descrizioni, dal Worldbuilding.
Nello sci-fi c’è più spazio per questi temi sia  perché la modernità ha favorito la nascita di un interesse maggiore verso determinate situazioni politiche o sociali e sia perché è lo stesso contesto a spingere verso questa direzione.

Insomma, l’approccio è diverso. Ovviamente non è che un fantasy che parla di problemi sociali diventa uno Sci-fi. I due generi si distinguono sempre per gli aspetti più evidenti ma ovviamente la tematica in questione non verrà trattata esattamente allo stesso modo.
In Dragon Age o in The Witcher, gli elfi sono trattati alla stregua di bestie. In DA Origin addirittura c’è una intera quest della trama in cui dobbiamo capire che diamine sta succedendo nell’enclave degli Elfi che spariscono improvvisamente. Ma dopo questa parentesi si ritorna al problema maggiore: la corruzione.
Se Dragon Age fosse stato uno Sci-fi, avrebbe avuto elementi diversi (roba futuristica in primis) e la problematica sociale sarebbe stata forse alla base della storia e la corruzione probabilmente sarebbe stato un problema risolto alla fine con una piccola quest oppure con una side quest che affianca quella principale.
Anche in The Witcher lo schema è lo stesso! L’imperatore Emyr vuole riunirsi alla figlia per sfruttare i suoi poteri. Si parla di un essere umano che vuole racchiudere nelle sue mani ampi poteri. In questo caso si parla di un uomo che usa il suo potete esercito per conquistare il Nord così da cercare con più tranquillità la figlia. Soft fantasy appunto. Idem per Game of Thrones . Anzi, io lo vedo quasi come un esperimento. Cosa potrebbe accadere se ai capi di stato venisse riferito che c’è un modo per dominare sul mondo intero? In questo caso il Trono che può essere visto come un’allegoria. L’allegoria del potere assoluto che attrae e spinge a fare le azioni più efferate per conquistarlo.
Queste sono le differenze più profonde dei due generi. Quando ho scoperto questa cosa il mio cervello è esploso. Avevo notato questi elementi ma vedermeli confermare è un altro paio di maniche.

Passiamo invece alle tante odiate regole.
Premetto che le regole non devono essere dei rigidi paletti da seguire pedissequamente altrimenti rendereste il vostro scritto sterile e privo del vostro tocco personale.
Una regola della buona narrativa implica che qualsiasi cosa si voglia scrivere deve essere coerente. Buchi di trama (omettendo che si tratti di una saga con più libri o film) e reazioni umane inverosimili non sono permesse o crolla lo scheletro fondamentale su cui si reggono la trama e il mondo creato. A meno che non stiate scrivendo di un personaggio dalla doppia personalità o con evidenti problemi emotivi e mentali, una persona normale deve avere delle reazioni plausibili in base alla sua storia personale, al suo passato e al suo rapporto con il mondo in cui vive.
Una cosa che mi è stata contestata sempre nel discorso di cui sopra, è che essendo un fantasy è giusto che la gravità non vada rispettata. Falso.
La gravità esiste ovunque. Il mondo fantastico che create è pur sempre su un pianeta che orbita nell’universo. Se volete farmi volare un comune essere umano, potete farlo solo in tre casi: c’è un mago che lo incanta, il personaggio ha poteri speciali come la levitazione, la gravità è simile a quella della luna o anche più leggera. In questo ultimo caso però, la gravità agisce anche sul resto del mondo e non solo sulle persone. Solo la magia o un’abilità magica possono violare la gravità. Perché i draghi volano? Creature così grosse non potrebbero farlo eppure ci riescono. Probabilmente possiedono un’abilità magica che gli permette di volare e le ali fanno da remi, per dirne una.
Nel fantasy si presuppone il ricorso alla sospensione dell’incredulità, ma fino ad un certo punto. La sospensione dell’incredulità ci porta a credere nell’esistenza della magia e di tutto ciò che c’è nel romanzo che stiamo leggendo, ma smette di farci credere quando accade qualcosa che è troppo anche per quel tipo di libro.
Sempre sull’esempio del volo, in Guida galattica per Autostoppisti (uno Sci-fi nonsense), Arthur Dent riesce a volare e non sa nemmeno perché! Ma la Guida, il libro di Ford, fornisce una spiegazione molto divertente. In pratica, se ti butti da un palazzo e non pensi che stai cadendo, voli. Ovviamente se pensi che stai volando e ne sei consapevole, smetti di volare e precipiti.
Capite quando l’assurdo può essere accettato? Quando è il genere trattato a permetterlo. La Guida Galattica è uno Sci-fi, non tratta i problemi sopra citati perché il suo scopo non è quello. Parla più che altro della ricerca del senso della vita ma anche solo la prefazione vi fa capire il livello di nonsense e di comicità del tutto.
In un fantasy serio, privo di comicità e nonsense, non è assolutamente permessa una cosa simile perché, sospensione dell’incredulità o meno, ci troviamo davanti a qualcosa che non sarebbe nemmeno fantasy puro, sarebbe un ibrido!
Ovviamente la Guida Galattica parla per lo Sci-fi, per il fantasy mi riferirei più a Pratchett e al suo amico Gaiman. Good Omens lo ho adorato. Umorismo inglese puro, nonsense, parodia e critica religiosa raggruppati in un gradevolissimo libro (e serie Amazon). Anche Mondo Disco fa parte del genere nonsense. Anzi, del Weird fantasy. Ma si tratta di generi che già ti fanno capire.
Un’altra scusa utilizzata per sostenere la violazione della gravità è… il manga giapponese. Se lo fanno i giapponesi allora va bene. Anzi, i fumetti in generale.
Semplicemente no.
Manga di un certo genere e romanzo non possono essere paragonati in termini di medium narrativo. Usano un linguaggio diverso. Non vi parlo della trama, ma di alcuni elementi presenti in determinati generi manga.
Ci sono generi che richiedono appositamente l’esagerazione!
Non potete farvi influenzare da Berserk per il vostro romanzo fantasy. Potete tuttavia prenderne gli ideali e la critica trasmessi. La violenza in Berserk è necessaria. Deve insegnare. La stessa forza disumana di Gatzu è come se rappresentasse allegoricamente la forza dell’essere umano, la sua volontà di opporsi alla corruzione. In Berserk questo concetto è trasposto visivamente. Quindi abbiamo la violenza fisica di Gatsu e quella, sempre fisica, delle tenebre che cercano di distruggere tutto.
Gli stessi concetti, in un romanzo fantasy, difficilmente possono essere rappresentati come in Berserk, con esseri umani così forti fisicamente, a meno che non si tratti di non umani o umani che possiedono abilità magiche particolari. Ciò che funziona in un fumetto o in un film non è detto che funzioni su carta. Ma gli stessi concetti possono essere trasmessi e rappresentati per iscritto in modo diverso.
Stessa cosa per Dungeon & Dragons, altra influenza negativa sul genere letterario. Non si può strutturare il racconto come una ruolata. Un Dungeon Master può essere bravo e fantasioso quanto vuoi, ma scrivere su carta un romanzo ispirato alle sessioni di gioco è tutto un altro paio di maniche. Lo stesso Pratchett era un giocatore di D&D ed era Dungeon master e per i suoi libri ha scelto il fantasy comico, parodico e nonsense. Nei suoi libri trovate gli errori che spesso lui e i suoi amici facevano durante le sessioni di gioco. Ha scelto appositamente quei generi perché un argomento più serio avrebbe richiesto un impegno di gran lunga maggiore, vuoi per l’ordine delle idee, della trama, dei personaggi e della costruzione del mondo e del contesto.

In conclusione credo che fantasy e Sci-fi siano generi abbastanza complessi e sottovalutati, visti solo come letturine pomeridiane. Non è assolutamente sbagliato scrivere un libro senza voler dare degli insegnamenti o volerli leggere senza alcun impegno particolare. Io stessa lo faccio. Leggo perché mi rilassa, mi permette di vivere avventure non mie. Però se sento il bisogno di capire, analizzo l’opera. Mi piace trovare un senso a ciò che leggo, scoprire le intenzioni dell’autore e ciò che vuole comunicare.
Lo stesso faccio per la scrittura. Ma il mio romanzo fantasy di cui non ho ancora steso mezzo rigo (sigh) ha delle basi e, sì, una morale (oltre che ad aver attentamente raccolto informazioni anche sulle epoche storiche che mi interessavano).
Non so se ho dimenticato qualcosa, come al solito.
La mia arringa finisce qui e ricordatevi che ogni genere letterario ha una sua ragione di esistere. Esistono anche generi appositamente commerciali e leggeri, ma questo solo da quando la lettura è stata concepita anche come un hobby (soprattutto nei salotti femminili). Ma riconoscere un genere fine a se stesso da uno che ha delle solide basi è semplice.
Per il resto, visto che parecchi giustificano le castronate degli adattamenti cinematografici (e nemmeno io li condanno per ovvi motivi), invito a cercare dei saggi inerenti al tema. Perché una cosa è giudicare o giustificare senza sapere, un’altra è esserne consapevole.
I due saggi sono:
A Theory of Adaptation di Linda Hutcheon
Convergence Culture di Henry Jenkins

Dovrebbero essere disponibili anche in italiano alla Feltrinelli. Il primo in particolare non è semplicissimo ma illuminante. Me li ha consigliati il mio relatore poiché la mia tesi tratta appunto del Pinocchio collodiano e della sua trasposizione cinematografica di Luigi Comencini.
Ora vi lascio e spero di aver scritto tutto in modo chiaro e poco confusionario, purtroppo il mal di testa non aiuta. Ciao!

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