giovedì 13 marzo 2014

Pupilla delle stelle

Salve! Sono contentissima! E’ da stamane che pensavo ad una favola che avevo letto quando ero bambina e la mia memoria non mi ha tradita.
La storia è di un certo Zacharias Topelius ed era in un libro insieme ad altre favole come “Il principe felice” e “Sinbad”. Vorrei che la leggeste anche voi, a me piacque un sacco quando ero piccola!
(Continua…)
Era la vigilia di Natale e in Lapponia la neve brillava alla luce del sole che si stava levando all'orizzonte. Lungo i pendii di una montagna scoscesa, stavano correndo due slitte trainate dalle renne. La prima era guidata da un esquimese e la seconda da sua moglie, che teneva la loro piccola stretta in braccio.
L'uomo si volse a guardare sua moglie e sua figlia, pensando che alla fine di quel viaggio li attendeva la loro casetta accogliente, dove avrebbero festeggiato il Natale con tutta la famiglia. Le slitte scivolavano silenziose lungo i ripidi pendii innevati, quanto apparve all'orizzonte un banco di lupi che si lanciò al loro inseguimento, latrando orribilmente.
-Corri più forte che puoi- gridò l'uomo, volgendosi ad incitare la moglie -o ci raggiungeranno!
Ma le renne non avevano alcun bisogno di essere frustate per lanciarsi al galoppo: avevano fiutato il terribile nemico e si erano gettate all'impazzata giù per il pendio. Le slitte sobbalzavano come gusci di noce nel mare in tempesta. D'improvviso la slitta della donna urtò contro una roccia affiorante dalla neve e lo scossone sbalzò la bimba dalle braccia della madre, lanciandola a terra.
-Ferma! Ferma - gridò la donna, come impazzita, tirando con tutta la propria forza le redini. Ma le renne, accecate dal terrore, non ubbidirono. Un attimo dopo le slitte erano già lontane. I lupi avevano cessato di inseguirle, eppure le renne non si sarebbero fermate finché, sfiancate dalla fatica, non avrebbero avuto più un alito di fiato in corpo.
La donna, straziata dal dolore, dopo aver pianto e urlato invano, si accasciò nella slitta come inanimata.
La bimba era caduta a terra supina e non aveva staccato gli occhi dalle stelle che brillavano sopra di lei. Il brano di lupi non aveva tardato a raggiungerla e a circondarla. La bambina aveva fissato le belve negli occhi. Non aveva pianto né si era mossa. La sua pupilla, che non conosceva il peccato, aveva una potenza misteriosa e sacra che neanche le belve potevano profanare.
Il branco di lupi famelici si era fermato. Nessuno aveva toccato la bambina. Come soggiogati dal suo sguardo, a poco a poco si erano allontanati e avevano ripreso la loro corsa, veloci come il vento, all'inseguimento delle due slitte.
La bambina era rimasta sola in mezzo alla distesa di neve, incolume, e continuava a fissare le stelle con il suo sguardo pieno di una forza misteriosa e arcana.
Qualche tempo dopo un viaggiatore passò accanto al luogo in cui giaceva la piccola e, vedendo in lontananza quel fagotto di pelle di renna, si fermò. Era un contadino finlandese che tornava dalla città, dove aveva comprato farina e zucchero per il Natale.
Il brav'uomo,vedendo la bambina, l'avvolse ben stretta nella coperta e la condusse a casa con sé.
Quando la slitta si fermò davanti alla porta della casupola, le campane suonarono a festa.
-Lisa!- gridò chiamando la moglie -ecco il nostro regalo di Natale!- e varcò la soglia con un sorriso raggiante, tenendo la piccola stretta al petto.
-Povera bambina!- esclamò la donna -chissà come dev'essere infreddolita e spaventata! E' stato Dio a mandarcela! Le faremo da genitori. "Va bene, piccolina? Sarai la nostra bimba. Chissà se sei battezzata? Dovremo darti un nome..."-.
Jim, Party e Matteo, i tre figli dei contadini, fecero salti di gioia quanto seppero di avere una sorellina.
La famigliola si recò in chiesa con la nuova arrivata per farla battezzare. Durante la funzione il pastore si meravigliò della luce che emanava dagli occhi della bambina e scherzando disse:
-Perché chiamarla Elisabetta? Le starebbe assai meglio Pupilla delle Stelle!
Ben presto i genitori adottivi e i vicini si abituarono a chiamarla con quel soprannome.
La bambina crebbe in perfetta armonia con i tre fratellini, però era diversa da loro: amava starsene ore e ore da sola, a guardare il cielo o anche un punto qualsiasi della parete o del pavimento, assorta in chissà quali pensieri.
Era diventata molto bella. I suoi capelli erano neri come la notte e i suoi occhi emanavano una luce sempre più intensa. Era una bambina tranquilla, che non litigava mai con nessuno, eppure la mamma cominciava a essere un cruccio. La donna aveva notato che le sue pupille emanavano una luce misteriosa che la inquietava.
Quando i fratellini le facevano i dispetti, li fissava dritto negli occhi e li costringeva al silenzio. Poi pareva quasi soggiogarli, tanto che le ubbidivano cecamente.
Alla donna questa faccenda non garbava. Spesso si trovava a dirle:
-Non guardarmi in quel modo strano! Cosa credi, di poter leggere ei miei pensieri?
La piccola abbassava gli occhi tristemente e tornava ai suoi giochi silenziosi, ma la mamma era sempre più preoccupata. Solo il buon contadino non si era accorto di nulla e continuava ad amare la piccola, considerandola in tutto uguale agli altri tre figli.
Un giorno Party si ammalò di morbillo e l mamma mandò a chiamare il pastore, che era l'unico in tutto il villaggio a intendersene di medicina.
Il pastore visitò a lungo il bambino e disse:
Non è nulla di grave. Dovrà rimanere a letto finché non gli saranno passate le vesciche.
Mentre il pastore si sciacquava le mani, la donna, imbarazzata, si chiese cosa offrirgli in compenso.
"E' meglio dargli il salmone grande oppure quello piccolo?" pensava assorta. "Mah, credo che basterà quello piccolo."
Intanto la bambina, seduta in un angolo della stanza teneva stretta in una mano la spazzola e nell'altra la scopa. La spazzola rappresentava il malato e la scopa il pastore. Poi si rivolse alla scopa:
-Cosa sarà meglio dargli? Il salmone grande o quello piccolo? Mah, credo che quello piccolo possa bastare.
La matrigna, udendo quelle parole, rimase come paralizzata. Dunque era vero: quella piccola strega poteva indovinare i pensieri altrui!
Appena il pastore lasciò la casa, la matrigna, piena di collera, si cagliò contro la bambina, che la fissava tranquillamente, urlando:
-Ho capito! Tu sei posseduta dal demonio!
A quelle parole gli occhi dei tre fratellini si fissarono stupiti su Pupilla delle Stelle.
-Adesso basta!- continuava intanto la madre. -Sono stufa delle tue stregonerie. Non voglio che mi guardi con quell'espressione! D'ora in poi andrai a vivere in cantina. Potrai salire una volta al giorno per mangiare, ma dovra coprirti gli occhi con una panno pesante, finché gli spiriti non abbandoneranno il tuo corpo.
Pupilla delle Stelle non aveva mai fatto del male a nessuno, ma purtroppo il mondo è pieno di gente superstiziosa, e le toccò farne le spese. Venne rinchiusa a tre mandate nella cantina buia, con l'unica compagnia di una catasta di legna da ardere, di cocci e di corde. La matrigna le lasciò accanto delle coperte e del cibo, per non farla soffrire il freddo e la fame; ma non era di questo che la bambina aveva bisogno: desiderava il sole, l'aria, la libertà.
Sicuramente il padre non avrebbe permesso una simile cosa, ma era in viaggio per affari e sarebbe tornato solo a Natale. I giorni passarono lentamente, uno dopo l'altro, finché le feste si avvicinarono.
La donna cominciò pensare ai regali da fare al marito e ai figli e decise di preparare a ciascuno un paio di guanti e un paio di calzini.
Si sedeva a sferruzzare insieme alla vicina, una vecchia di nome Murra, parlado del più e del meno. Un giorno però il discorso cadde su Pupilla delle Stelle e la donna si confidò con Murra.
Intanto Jim giocava con una moneta, Party faceva a pezzi un mattone e Matteo legava una corda alle zampe del gatto. D'improvviso, dallo scantinato si levò una vocina che cantava una filastrocca: -La mamma lavora a maglia, fa guanti morbidi come piume. Jim conta con le dita, conta le monete d'oro. Party fa in polvere un mattone e Matteo lega le zampe al gatto. Nel cielo splende la luna, la luna bella e piena, io sono qui rinchiusa, ma faccio la nanna a un tronco di legno.
-Pupilla delle Stelle sta cantando la ninna-nanna ai suoi balocchi!- gridò la donna.
E Murra aggiunse, sconvolta:
-Può vedere ciò che succede attraverso il pavimento!
-Può vedere persino la luna nel cielo!- sobbalzò la mamma.
-Non posso crederlo!
-Eppure è così! Quella bambina è figlia di un mago. Bisogna fare qualcosa.
-Oh, povera me!- gemette la donna, -almeno ci fosse mio marito!
-Avanti, non dobbiamo perderci d'animo,- disse Murra. -So io cosa fare! Dobbiamo mettere sette pezze di cotone sugli occhi della bambina e sette coperte davanti alla porta della cantina.
-Faccio come dici tu,- rispose la donna, e scese in cantina a mettere sette pezze di cotone sugli occhi di Pupilla delle Stelle e sette coperte davanti alla porta della cantina.
Poco dopo ne cielo notturno apparvero anti piccole stelle, e di nuovo si sentì la voce della bambina:
-Nel cielo notturno brillano piccole stelle. Fra poco sarà Natale e brilleranno per la gioia!
-Com'è possibile!- gridò la matrigna, e corse giù in cantina.
-Tu vedi le stelle?- domandò alla bambina, tutta trafelata.
-Sì,- rispose la piccola. -Vedo tante stelle. Mamma, Natale è vicino!
La donna si precipitò di sopra e raccontò tutto a Murra, la quale consigliò di scavare una buca di sette metri e seppellirvi la piccola.
-No, questo è impossibile!- gridò la matrigna.
-Allora dammi la bambina, la riporterò in Lapponia.
Murra prese la bimba, la avvolse in una coperta di pelle di renna e la riportò dove era stata trovata, quindi si allontanò a rapidi passi nella tormenta.
Rimasta sola in mezzo alla neve, Pupilla delle Stelle osservò rapita il firmamento che brillava sopra di lei.
Erano passati tre anni dal Natale in cui il contadino raccolse la piccola e l'uomo, tornando a casa, ripensò pieno di gratitudine a quel moment.
Quanto bussò alla porta non era ancora l'alba e i bambini dormivano ancora.
-Come stanno i piccoli?- chiese alla moglie che venne ad aprirgli.
-Bene. Party ha avuto il morbillo, m aora è tutto passato. Jim e Matteo non hanno avuto neanche il raffreddore e... e anche Pupilla delle Stelle sta bene.
-Sono contento- rispose l'uomo. -Dobbiamo avere molta cura di quella bambina. E proseguì:
-Sulla slitta mi sono addormentato e ho sognato che mi era caduta in braccio un stella, dicendomi: "Prendimi e tienimi con amore. Porterò sulla tua casa fortuna e felicità.” Volevo prenderla, ma la stella è scomparsa... così mi sono svegliato. Allora mi sono messo a pensare e mi sono reso conto che da quando la bambina è con noi non siamo più stati perseguitati dalla sorte. Fino a tre anni fa non ricordo che povertà, raccolti distrutti, animali uccisi dagli orsi, galline rubate dai lupi... Ma adesso il cielo ci protegge. Dio ricompensa chi ha il cuore buono.
A quelle parole la moglie si sentì quasi venir meno e il suo cuore traboccò di pentimento, ma non riuscì a dire una sola parola.
Intanto i tre fratellini si erano svegliati e corsero ad abbracciare il papà che chiese: -Dov'è Pupilla delle Stelle?
-La mamma l'ha chiusa in cantina- risposero i tre -e poi Murra l'ha portata sulla montagna.
Senza parlare, il contadino corse alla stalla e slegò le renne, incurante della moglie che gridava implorando di lasciarla spiegare:
-E' figlia dei lapponi, e i lapponi usano le magia!- ma la sua voce si perdette nel bianco deserto di neve. Il marito era già lontano; slegò le renne e si precipitò a casa di Murra, quindi costrinse la donna a salire sulla slitta per indicargli il luogo dove aveva lasciato la bimba.
Qui giunto il contadino trovò soltanto l'impronta sulla neve del corpicino della piccola e alcune impronte di sci lì accanto, lasciate da Murra; nient'altro. Dopo aver cercato per lungo tempo senza alcun risultato, decise di tornare a casa.
Murra si era allontanata di qualche passo e, proprio mentre il contadino si girava per chiamarla, si sentì un urlo terribile: Murra era stata attaccata dai lupi. L'uomo non poté fare più nulla, se non correre verso casa, dove trovò la moglie nella più cupa disperazione:
-Dio mi ha punita! I lupi hanno sbranato tutte le pecore!
Sì, la storia non è allegra, come molte del libro in questione, che spero di ritrovare. Vorrei rileggermi molte altre storie come “L’Uccellino azzurro”
Anzi , ho appena trovato il libro online: QUI. Lo consiglio perché sono storie che vanno bene per tutte le età. Ricordo di averne anche un secondo, dove appunto c’erano altri racconti.
Intanto ho deciso di disegnare Pupilla!  Magari posterò il disegno qui! Alla prossima!

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